
La comunicazione nel calcio come amore e passione
Diverse tipologie nella diffusione di messaggi e relazioni
fra agenzia, calciatori, società e media
Quando mio padre Alessandro, titolare dell’agenzia omonima, mi ha chiesto di predisporre un intervento sul tema della comunicazione nello sport e nel calcio in particolare, considerato il mio ruolo di ‘social media manager’, mi è subito venuto in mente un testo che avevo da poco letto del nuovo Papa Leone XIV. Il suo discorso agli operatori della comunicazione aveva un inizio che mi ha particolarmente colpito e trovato attinente al tema da trattare: “… oggi, una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla Torre di Babele, in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con la parole che usate e lo stile che adottate è importante. La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto. E guardando all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria”.
Nell’ambito di un’agenzia che segue e supporta i calciatori, la ‘comunicazione’ la si può riferire a diversi ambiti, come l’insieme di scambi verbali e non verbali che avvengono tra agente, collaboratori, calciatori, società e operatori, sia durante il periodo di mercato, che durante la stagione effettiva. L’obiettivo della mia attività è rivolta a coordinare notizie, azioni, iniziative e messaggi sui vari canali di comunicazione e motivare, supportare e gestire le dinamiche della nostra organizzazione e dei clienti/assistiti. Tale tipo di diffusione può essere orientativa – fornire indicazioni sulle dinamiche di mercato e relative trattative – o supportava, ovvero offrire sostegno emotivo e rinforzo ai calciatori o al nostro team.
La comunicazione è considerata una dimensione centrale in ambito sportivo e calcistico in particolare. Il tema della comunicazione viene evocato in modo particolare quando si parla di gestione dei giocatori da parte della società, dello staff, ma anche di un requisito importante per un funzionamento efficiente dei diversi settori organizzativi di una società sportiva e nel rapporto tra quest’ultima e i calciatori, le famiglie, la stampa e la propria tifoseria. Insomma la comunicazione sempre di più risulta essere riconosciuta come una componente di grande impatto nel determinare il buon funzionamento dei diversi sotto-sistemi presenti e operativi all’interno di ogni società calcistica, da quella più piccola a quella più blasonata.
Negli anni si è fatta sempre più viva tuttavia l’attenzione verso un ulteriore contesto in cui la comunicazione appare come necessaria per lo svolgimento e il buon esito della prestazione in campo, come la comunicazione tra società e giocatori durante le fasi di mercato, che potrei definire ‘orientativa’, che riguarda l’uso di messaggi, segnali e indicazioni per guidare e indirizzare assistiti e società nelle varie situazioni di mercato o durante la stagione. Ad esempio, un agente può comunicare a una società le sue reali intenzioni, lasciar trapelare interessi di altre società concorrenti, suggerire eventuali margini di trattativa o volontà diverse. Poi si può individuare una ‘comunicazione supportiva’, che si concentra sull’aspetto emotivo e motivazionale, dove l’agenzia e il calciatore si sostengono a vicenda con parole di incoraggiamento, gesti di approvazione o commenti positivi, soprattutto dopo momenti di difficoltà e per trattative in essere.
Si può definire anche una ‘comunicazione non verbale’, ove il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e i gesti fanno parte della comunicazione in campo e possono influenzare significativamente la definizione di trattative, come ‘like’, emoj e dinamiche di un particolare momento della stagione. C’è poi la comunicazione stessa tra agenzia e calciatore, con le varie tipologie di linguaggio, ‘unidirezionale’ o ‘bidirezionale’: si può utilizzare uno stile di comunicazione più direttivo, impartendo istruzioni e valutazioni, oppure favorire uno scambio più aperto e partecipativo, ascoltando le varie parti e valorizzando il loro contributo.
Si parla di ‘comunicazione efficace’, quando nei rapporti l’agenzia dovrebbe essere chiara, concreta, empatica e capace di creare un ambiente di fiducia e rispetto reciproco, sia per il giocatore, che per la società e/o le parti protagoniste della trattativa o di altre fasi. Senza tralasciare la ‘comunicazione sui social media’, per trasmettere ai tifosi, ma anche alle stesse società – acquirente o cedente o interessate al calciatore – notizie e anche news per ‘mettere pressione’, accelerando o rallentando eventuali accordi, condividendo aggiornamenti, momenti salienti, retroscena e interagendo con loro.
Non ultima, la comunicazione sui social è diventata un aspetto importante del marketing e della promozione del calciatore, dell’agenzia e dei club, contribuendo a creare un legame con il pubblico, i giornalisti, i tifosi e ad aumentare la visibilità dell’assistito. A mio parere, la grande popolarità che ha il calcio nel mondo non è dovuta a fattori particolari, bensì al fatto che in ogni piazza in ogni angolo del mondo c’è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi. Ma il calcio, oggi, è sempre più un’industria e sempre meno un gioco. Ove Il talento vince le partite, ma il lavoro di squadra e l’intelligenza vincono i campionati. Da qui il lavoro dello staff di un’agenzia, nell’ambito della comunicazione, recuperando e facendo proprie le frasi del Papa: promuovere una comunicazione precisa, efficace, trasmettendo passione, amore, senza essere faziosi. Il nostro servizio rivolto alla comunicazione e ai rapporti all’interno e all’esterno fra agenzia, calciatori e società; le parole che usiamo nei messaggi interni e con l’esterno e lo stile sono tutti fattori importanti per trasmettere e creare cultura, dialogare ora anche fra ambiti relazionali e digitali e far sviluppare spazi di dialogo e confronto. Anche perché forse, come ho letto da qualche parte, ironizzando sulla mia blasfema metafora fra il Santo Padre e il calcio, “… migliaia di anni fa, le religioni furono inventate perché forse non esisteva ancora il calcio…”
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